Confederazione Sindacale A.G.L. Alleanza Generale del Lavoro

Confederazione Sindacale A.G.L. Alleanza Generale del Lavoro
(confederazione sindacale dei lavoratori) codice fiscale: 97624870156; atto costitutivo (e statuto) registrato presso l'Agenzia delle Entrate, DP I MILANO-UT di Milano 1, in data 04/06/2012, serie 3, n.7107- sede naz.le:Via Antonio Fogazzaro 1, sc.sin. 3° piano, 20135 Milano, tel.3349091761, fax +39/1782736932, Whatsapp 3455242051, e-mail agl.alleanzageneraledellavoro@gmail.com ; e-mail certificata: alleanzageneraledellavoro@pec.it

martedì 29 gennaio 2013

MONTE DEI PASCHI : GIUSTIFICAZIONI SINDACALI TARDIVE E POCO CREDIBILI

Non convincono le prese di distanze sulla vicenda MPS apparse oggi sugli organi di stampa da parte dei rappresentanti del più grosso sindacato italiano.
Il Sindacato (quel tipo di sindacato) quando vuole le cose le riesce a sapere prima. Renderle di pubblico dominio è un altro paio di maniche. Può decidere di farlo o meno, sulla base di valutazioni di opportunità. Questo sembra capitato, da tempo, in quel contesto.
Quando poi la frittata è fatta, se è comprensibile precisare di non avere scheletri nell'armadio e di pensare solo a limitare i danni per i lavoratori, non altrettanto ammissibili appaiono posizioni tese ad interporsi tra chi preme per rivoltare una situazione come un calzino e chi fino ad oggi ha amministrato quella banca e con cui si sono fatti accordi fino a ieri, non sottoscrivendone l'ultima versione solo per un tardivo scrupolo di decenza ma soprattutto per opporsi a un ridimensionamento del ruolo del sindacato (di quel tipo di sindacato) e non certo per salvare posti di lavoro. Quel sindacato non può genericamente oggi reclamare di non far parte del sistema .Non fateci ridere: un leader sindacale nazionale, quando veramente vuole produrre un cambiamento in una banca di rilievo nazionale, di fatto indirizzata da un partito nazionale (certo, attraverso uomini locali, in quanto più addentro a quella realtà) non va ad allearsi con un sindaco contro chissà chi ma alza il telefono e parla direttamente col segretario di quel partito nazionale. Questo sicuramente è stato a suo tempo fatto, ma allora perchè ci si vuole raccontare il contrario? Semplice: per proteggere, in tempo di elezioni, propri amici/alleati. Male però , perchè se non si spinge nel punto giusto la macchina rischia di non spostarsi e sotto questa macchina sono incastrati da allora migliaia di lavoratori. Addirittura si confessa di aver avuto un ruolo nel suggerire il cambio di management, avvenuto di recente con una persona la quale, a parte le pendenze giudiziarie le quali non sono state oggetto a suo tempo di levate di scudi sindacali, unanimemente è stata valutata da tutti gli osservatori come un commissario di fatto del soggetto politico di riferimento, tanto addentro in quel rapporto da non essersi candidato per un soffio alle primarie (scommettiamo che le avrebbe vinte?). E poi, come è conciliabile quella valutazione così negativa di un manager tale da chiederne la rimozione , con il silenzio, nei mesi successivi, durante le trattative riguardanti tutto il mondo bancario, che sono costate giorni di scioperi ai lavoratori bancari, quando sarebbe bastata la velata minaccia di sollevare qualche sasso riguardante quel dirigente oggi indagato per ottenere molto di più per i lavoratori? O forse non si è ritenuto l'attacco delle gerarchie bancarie a migliaia di lavoratori e alle loro famiglie sufficientemente grave da giustificare un contrattacco così pesante? Ciò in nome di cosa, dei lavoratori o di una ragion di stato bancaria? La perla poi è quando da una parte si afferma di aver voluto l'avvento di competenze manageriali esterne e dall'altra si dichiara, in sintonia, guarda caso, con l'attuale management, di essere pregiudizialmente contrari al commissariamento. Se non è indebita interposizione questa, cosa altro è?Addirittura il maggiore sindacato italiano sostiene in questo momento, con una notevole faccia di bronzo, l'aumento degli attuali poteri per un rinviato a giudizio per frode fiscale. Alla faccia del nuovo!

lunedì 28 gennaio 2013

L'AGL CHIEDE ALL'INPS DI SBLOCCARE LE ANTICIPAZIONI SULLA CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA

Dalla fine del 2012 l'INPS ha deciso di bloccare in tutta Italia le anticipazioni sulla Cassa Integrazione in deroga.E' un fatto gravissimo che rischia di mandare in rovina migliaia di famiglie. La giustificazione di questa decisione sarebbe un migliore monitoraggio sui flussi finanziari poichè all'INPS è venuto il dubbio che molte Regioni stiano erogando queste somme con poca selettività e un pò troppo facilmente. Incomprensibile la tardività di queste cautele, se si pensa che questi provvedimenti sono stati adottati all'inizio del 2012 nel rispetto di tutte le normative che richiedono dei preventivi accordi sindacali, a livello regionale e aziendale, il tutto conosciuto dall'INPS in tempo reale.E irritante è che l'INPS non abbia affrontato queste problematiche direttamente con i soggetti istituzionali preposti (le regioni) e a suo tempo e abbia deciso invece di pavoneggiare il proprio rigore di fronte a soggetti debolissimi : i lavoratori che hanno visto sospendere, non per propria responsabilità, la prestazione lavorativa.Ancora una volta una PA debole con i forti (altre PA potenti) e forte con i deboli (i lavoratori e le loro famiglie). Mettetevi nei panni di famiglie che hanno visto bloccati da ottobre questi pagamenti.E che non sanno quando tale situazione sarà recuperata.E' inutile chiedere incontri all'INPS: non c'è nulla da contrattare ma solo da rispettare, improrogabilmente, delle precise obbligazioni, ormai più che scadute. Chiediamo piuttosto a gran forza un intervento, in campagna elettorale, di tutti i partiti che ci facciano sapere se sono al corrente di quanto fatto e non fatto dall'INPS (e dagli enti accorpati) in questi ultimi tempi e cosa intendano fare , dopo le elezioni, di questi vertici, peraltro contestatissimi, nonostante l'ammirevole dedizione del personale di questi enti ai propri compiti di istituto. E che ovviamente, prima delle elezioni, ottengano il risultato di sbloccare i versamenti dovuti.

sabato 26 gennaio 2013

I POTERI DELL'ASSEMBLEA CONDOMINIALE : SENTENZA DELLA CASSAZIONE

 
Vai al sito dell'AGL Inquilini:
http://aiam-agl.blogspot.it/2013/01/i-poteri-dellassemblea-condominiale.html

ALLARME ESUBERI STATALI: LA RIVINCITA POSTUMA

I più attenti lettori della stampa quotidiana avranno notato un fiorire negli ultimi giorni di articoli allarmati sul destino di migliaia di statali. Tale bagno di verità stride con l'ormai permanente atteggiamento dei sindacati rappresentativi che, indossando il camice e infilando nel braccio la flebo dei FUA e dei decreti di avanzamento economico privi di copertura, svolgono il ruolo dei bravi inferimieri che ti accompagnano, confortandoti, a una morte che sia la più tranquilla possibile.
Mettiamoci pure un pò di sano ricatto elettorale, soprattutto al Sud. Al centro-nord neppure più questo: perfino la cgil, nel suo piano del lavoro, parla si di 175 mila giovani da assumere ma di 20 miliardi di risparmi nella PA (una specie di spending review con le forbici rosse, stavolta).
Difesa, Istruzione, Beni Culturali, INPS sono in questo momento in prima linea. Come nei migliori film di fantascienza, l'invasione degli ultracorpi brunettiani sta rendendo irreversibile il destino della vecchia PA italiana. Sarà un bene o un male?Chi può dirlo? Da tanti anni, tra l'incredulità di molti, si mormorava che prima o poi il potere governativo avrebbe saldato i conti anche nella PA, una volta serbatoio di voti oggi divenuto elemento di imbarazzo e ostacolo. E' forse arrivato il momento. Tanti colleghi si troveranno allora di fronte a una svolta anticipata, nella loro vita: ancora giovani, senza una vera pensione a tutelare il loro futuro, con grandi problemi a ricollocarsi nel mercato del lavoro.
Al contrario degli altri sindacati, noi non abbiamo mai ingannato nessuno, illudendolo e neppure cercato di lavare il cervello alla gente cambiando giorno per giorno linguaggio e terminologia, quelli che pian piano, negli scritti e nelle assemblee, vedevano insinuarsi, in maniera gradualmente sempre più evidente e forte, lo spettro del licenziamento.
Noi, invece, abbiamo sempre detto no a tutti i licenziamenti e sì a una vera mobilità, non necessariamente sempre volontaria (altrimenti vi avremmo preso in giro) da una amministrazione all'altra, magari più bisognosa di personale e con più prospettive strategiche.Testando la validità di una vera informatizzazione dalla capacità di indurre risparmi veri sul personale (bloccando gli automatismi del turn-over) e sulle funzioni , da ridurre, spezzando la spirale perversa "dirigenti spinti-personale soldatino-scartoffie pretesto".Gli altri (seguiti purtroppo dalla maggioranza del personale) hanno scelto un'altra strada e questi sono i risultati: politica e dirigenza voltano le spalle al loro finora fedele personale e elettorato sfinito da tasse inutili imbestialito che se la prende, pretendendone la testa, con le ultime ruote del carro.
Per ognuno di coloro che pagheranno con il licenziamento vorremmo avere una parola di conforto: il resto del mondo del lavoro non è poi così brutto. Rimboccandosi le maniche e liberandosi dei finti privilegi di chi fino ad oggi voleva viziarvi col nulla di una falsa sicurezza, sicuramente recupererete una vostra dignità, pretendendo che in Italia finalmente chi vuole lavorare lo possa fare senza dare la maggior parte del suo reddito in pasto ai parassiti, ma conquistando un sistema fiscale più giusto e non è detto che tra un pò di tempo non possiate prendervi la rivincita di cacciare dalle loro poltrone i politici di tutti gli schieramenti che vi hanno usato e poi traditi e gettati via e i sindacati che vi hanno venduti.

venerdì 18 gennaio 2013

DEL SUICIDIO DELL'IMPIEGATO INCASTRATO DALLA TV

strategia dello struzzo

da "LEGGO"
www.leggo.it

"""""""""Venerdì 18 Gennaio 2013 - 12:50
NAPOLI - Risale quasi esattamente a un anno fa, il 24 gennaio 2012, una puntata di "Striscia la Notizia" in cui l'inviato Luca Abete denuncia una "cattiva prassi al Catasto di Napoli", questo il titolo del servizio.
Le telecamere del tg satirico accusano che nel Catasto partenopeo di via De gasperi gli impiegati accettano "mazzette" per consegnare pratiche a persone che non ne avrebbero diritto perché sprovviste di delega. Con 20 euro la pratica è bella e pronta. Con l'aiuto di una complice munita di telecamera nascosta, si richiede la pratica, che viene inizialmente negata. Basta allungare la banconota azzurra e dopo poco si ottinene il documento. Allo sportello c'è un uomo di mezza età, che viene così smascherato e lo scoop è riuscito.

Quell'impiegato è Lucio Montaina. Alle cinque di mattina di ieri ha aperto la finestra di casa sua, al settimo piano di via Filippo Maria Briganti a Napoli, e si è lanciato nel vuoto. «Questa volta Striscia la Notizia si è macchiata di un'azione di sciacallaggio, Lucio era un impiegato perbene, non era certo uno che chiedeva tangenti, come si vede dal filmato quei 20 euro glieli hanno offerti...». Gli impiegati del Catasto lo conoscevano bene quell'uomo calvo e con i baffi che lascia una moglie e due figli. Non vogliono passare per corrotti e dicono: «È giusto perseguire chi ruba e chi commette illeciti, ma non si può braccare un uomo come se fosse un delinquente. Lucio era una persona perbene, non accettiamo questa condanna televisiva senz'appello».

Lucio era statto licenziato senza neanche un avviso di garanzia, come racconta al Corriere della Sera il sindacalista Salvatore Iossa: «L'amministrazione dell'Agenzia del Territorio l'aveva denunciato e poi licenziato in tronco. Lucio (in realtà era un funzionario di VI livello) aveva presentato ricorso e il giudice del lavoro l'aveva accolto. Reintegrato per qualche mese era stato trasferito ad altro incarico, poi però l'ente aveva presentato appello contro il reintegro e aveva vinto, Montaina era tornato a casa senza un lavoro. Ora stava cercando di arrivare a un'intesa con l'ufficio accettando un periodo di sospensione invece del licenziamento. Domani (oggi per chi legge, ndr) avrebbe dovuto partecipare a un'udienza invece celebreremo il suo funerale»."""""""""

*************************************************************************************
COMMENTO DELL'ALP-AGL:
Questa terribile vicenda deve farci riflettere.
La corruzione nella P.A. è una realtà, molto più grave del fatto oggetto di quell'inchiesta giornalistica. Altro che impiegati di VI livello e altro che 20 euro! Sappiamo tutti che il cattivo esempio viene dall'alto.
Diamo per scontata quindi la condanna, doverosa, di ogni e qualsiasi reato e di quei casi in cui certo giornalismo rischia di arrecare danni irreparabili alla vita di persone deboli e impreparate.
Andiamo oltre. Qui emergono questioni gravi e irrisolte. Innanzitutto l'inadeguatezza degli stipendi dei pubblici impiegati, bloccati da anni. Ed è inammissibile controbattere che si tratterebbe comunque di privilegiati, a confronto di disoccupati, precari e cassintegrati. E' invece una insopportabile umiliazione all'interno della più ampia disavventura che sta colpendo in questi anni il mondo del lavoro dipendente. Se effettivamente la PA non è in grado di pagare adeguatamente i propri funzionari, allora se ne prenda atto, si cambino le leggi e venga abolito l'obbligo di esclusività , dando la possibilità, legalmente e alla luce del sole, a un impiegato pubblico di svolgere un secondo lavoro di qualsiasi tipo. Così come, nel privato, vengano rimossi tutti i vincoli fiscali e burocratici che rendono impossibile muoversi liberamente sul mercato del lavoro. Il lavoro contrariamente a quel che si crede c'è, la gente (ivi compresi i pensionati) vorrebbe darsi da fare ma può farlo solo di nascosto, per non essere ammazzata di tasse, di controlli e di sanzioni disciplinari. Pazienza che venga intaccata la sacralità delle mastodontiche amministrazioni che in realtà imprigionano il nostro Paese e che si avvalgono del lavoro pressochè gratuito (ricambiato con somme che assomigliano più a sussidi che a stipendi ex art. 36 della Costituzione). La gente, le famiglie, devono sopravvivere e gli alti burocrati possono ben stringere la cinghia, per un pò.
Esiste poi un problema di depenalizzazione. E' assurdo che un essere umano debba suicidarsi per 20 euro, dopo che la propria reputazione e la propria vita siano state rovinate e che criminali che si sono venduti (tramite appalti e esternalizzazioni a beneficio di amici generosi) pezzi di pubblica amministrazione (pagata da tutti noi) siano lasciati o indisturbati a godersi pensioni milionarie e ville hollywoodiane che neppure colleghi di pari grado sono riusciti a costruirsi con i risparmi sullo stipendio o scoperti e interpellati solo dopo anni (è un caso?) quando ormai qualunque di questi reati risulta prescritto. Siamo arrivati all'assurdo  che chi compie falso in bilancio esce pulito da accuse e chi in un momento di debolezza allunga una mano e accetta 20 euro oppure chi ruba una pera al supermercato viene sbattuto agli arresti.
Altra questione annosa è l'abuso che nella PA da anni viene operato del potere disciplinare che ormai non viene più azionato per interessi pubblici ma per finalità private di coloro che hanno interesse a creare un clima di terrore negli uffici che porti ad omertà e impunità, oltre che al silenzio verso l'esterno.Ricordiamo (anche nel caso di cui trattasi è capitato) che può accadere che vi sia una sospensione e quindi una pressochè totale non corresponsione dello stipendio, anche quando ci sono famiglie monoreddito di mezzo.
Andrebbe poi assicurata adeguata tutela giurisdizionale a chi lavora nello Stato. La difesa gratuita da parte dell'Avvocatura dello Stato va garantita a tutti i funzionari pubblici o a nessuno. Altrimenti si presume, in maniera inaccettabile, che l'alto dirigente possa essere identificato con lo Stato e il cittadino funzionario (che agisce sempre sulla base di ordini e prassi imposte dai superiori) no. E perchè? Per grazia divina? O per alimentare terrore e sottomissione a beneficio di chi nella PA fa affari ben più grossi dei 20 euro di quel poveraccio?
Lotta ai fannulloni, quindi, colpendo chiunque si comporti infedelmente nella PA, sia esso commesso o alto dirigente,  riformare la PA a beneficio delle persone più bisognose, non licenziare ma attraverso la mobilità tra amministrazioni e un blocco del turn over legato alla informatizzazione , affrontare eventuali esuberi derivanti da limiti di spesa ma , anche, tornare a una vera contrattazione, sbloccare gli stipendi, aumentandoli significativamente, dando di più a chi lavora di più , eliminare l'assurda distanza tra gli stipendi dei dirigenti e quelli del resto del personale, liberalizzare il mercato del lavoro anche per i pubblici impiegati. Ridare dignità al lavoratore, rivedendo completamente l'esercizio del potere disciplinare e le modalità con le quali l'impiegato pubblico possa far valere i propri diritti, favorendo la crescita dello strumento arbitrale per dirimere le controversie interne.
Non sappiamo se in Italia qualche partito o il futuro governo sia d'accordo su queste proposte, quello che è certo che l'AGL combatterà per tradurle in realtà, nonostante il resto del mondo sindacale si occupi più della propria autoconservazione che del destino degli uomini che lavorano per la Collettività.

sabato 12 gennaio 2013

LA CGIL ANCORA AL BUIO, PURTROPPO

Vorremmo premettere che nessuno si sogna di mancare di rispetto alla CGIL e ai suoi iscritti. Sia per la storia di quella Confederazione (che, come si suol dire, ha contribuito a innalzare il livello di civiltà nel mondo del lavoro e nella società del nostro Paese) sia per il gran numero di aderenti (milioni di lavoratori e pensionati) ad essa.
Certo che tuttavia leggere determinate dichiarazioni da parte del leader del maggior sindacato italiano suscita sconforto, poichè, oggettivamente, è il segno che ci fa comprendere come tanti lavoratori siano tenuti bloccati su posizioni di retroguardia e senza speranza di mutamento della realtà. Per farla breve, da una parte si lamenta la mancanza di un progetto complessivo per il lavoro che sia fatto proprio da un futuro governo che abbia un grande consenso, dall'altra , la storia di questi ultimi vent'anni ce lo dice, poco ha fatto la CGIL per farne affermare uno (ammesso che l'avesse) limitandosi a calibrare l'arma dello sciopero a seconda delle tendenze politiche del governo di turno e a osservare l'esito dei tentativi operati, individualmente, dai vari ministri del lavoro (e dai rispettivi studiosi di riferimento) quando questi appartenevano a compagini governative più gradite. Tipico esempio: l'accusa a Biagi di aver introdotto il precariato in Italia quando questo storicamente è stato avallato per primo dal ministro Treu.E, per arrivare ai giorni nostri, valga , per riaffermare la confusione di idee che regna da quelle parti, ricordare le vicende del Prof. Ichino, dapprima valorizzato come unico studioso capace di superare in positivo i limiti della legge Biagi, rifacendosi alle più moderne correnti di pensiero europee, poi passato alla minoranza del più grande partito del centro sinistra, ora addirittura arruolato da Monti. La CGIL cioè assomiglia sempre di più a quella grande squadra che sogna di rivincere lo scudetto ma fa poco o nulla per fermare la fuga dei grandi giocatori che possiede, dovendo quindi dare spazio alle seconde scelte, non all'altezza.Poichè negli ultimi vent'anni la parte politica della Camusso (apertamente dichiarata in TV dalla stessa) ha anch'essa governato per anni, ci saremmo aspettati una elencazione più specifica dei contenuti che andrebbero ripresi e rafforzati e di quelli da accantonare una volta per tutte. E invece si rimane nel vago, evocando i grandi piani del lavoro degli anni settanta (in realtà grandi infornate clientelari in posti pubblici per cercare di strappare i giovani dalla disoccupazione di massa e dalle tentazioni violente) o, lontanamente, la pianificazione dei paesi del socialismo reale di qualche decennio addietro.
La dimostrazione di come quel sindacato sia veramente in una fase ideologicamente recessiva sta poi nella posizione in base alla quale la CGIL sarebbe contraria alla proposta di Juncker del salario minimo garantito europeo in quanto la stessa significherebbe la fine del contratto collettivo nazionale di lavoro e avere, al massimo, la contrattazione di secondo livello.
Vogliamo essere maligni: ma forse non è che la CGIL anteponga il proprio benessere e la propria sopravvivenza (trattenute sindacali, contributi di assistenza contrattuale, per enti bilaterali, fondi pensione, fondi sanitari integrativi, caf, patronati, ecc) a quello dei cittadini (lavoratori ed ex , con o senza pensione) e delle loro famiglie? E che per tutelare sè stessa faccia finta di dimenticare fenomeni quali il lavoro nero, il precariato, lo sfruttamento (là dove i CCNL sono, da anni, delle pure e patetiche dichiarazioni di intenti) e la perdita di competitività delle imprese, le uniche che potrebbero creare lavoro vero e non assistito o , peggio, clientelare?

martedì 8 gennaio 2013

ECCO PERCHE' MCDONALD'S AVREBBE SBAGLIATO AD ASSUMERE...

""""""""""(...)Il punto – spiega il sindacalista - è capire se, proprio in una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo, si debba o meno ricostruire una strategia occupazionale e di sviluppo in grado di superare la condizione di non-autosufficienza economica alla quale sono costretti tanti giovani, che già hanno concluso gli studi e che, laurea alla mano, non hanno mai rifiutato condizioni mortificanti nel settore distributivo, pur di lavorare (...)"""""""""

(da una dichiarazione del segretario del maggiore sindacato italiano nel settore dei pubblici esercizi)

lunedì 7 gennaio 2013

CONTANTE LIBERO : FIRMIAMO IN MASSA

Già come AGL avevamo preso posizione sull'argomento:
http://agl-alleanzageneraledellavoro.blogspot.it/2012/09/vogliamo-il-contante-libero-e-senza.html
Ora, finalmente, un gran numero di soggetti qualificati ha avviato una poderosa iniziativa di livello nazionale per combattere questa battaglia di civiltà:

da www.contantelibero.it  :

""""""""""Il Manifesto per il Contante Libero
«Fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere».
(George Orwell, 1984)

Il Manifesto per il Contante Libero
(versione short:
i 10 Punti per Il Contante Libero)
La tecnologia come mezzo di controllo sociale per imporre, attraverso una continua induzione di paure ed ansie, moduli di pensiero e comportamenti umani totalmente spersonalizzati, asserviti e ideologizzati. Obbiettivo finale: annichilire qualsiasi sentire, agire e pensare che possa essere veramente alternativo e concorrente. In sintesi, annichilire la libertà.
Questo è il pericolo su cui ci ammonisce il celebre romanzo 1984 di George Orwell. Ciò nondimeno, in questi anni di crisi tale pericolo non è lontano da un suo pieno concretizzarsi. Buona parte della società civile e dell’opinione pubblica sembra non voler vedere questo mostro che cresce; lentamente e apaticamente essa sta lasciando la propria libertà nelle mani di un’entità manipolatrice dai tratti allo stesso tempo oligarchici e collettivistici.
Se vogliamo difendere la libertà (la nostra libertà) dobbiamo innanzitutto scrollarci di dosso l’apatia e prendere coscienza del nostro potere. Per far questo è necessario “educarci alla libertà” processo che in primo luogo implica il comprendere e il saper confutare rigorosamente la logica antirazionale propugnata dai nemici della libertà.
E’ nel suddetto contesto che va inserita “la battaglia per la difesa dell’utilizzo del denaro contante”. Una battaglia la cui finalità, pertanto, non consiste nel rivendicare la supremazia in termini assoluti di uno strumento di pagamento su un altro (banconote versus mezzi elettronici), bensì nel riaffermare il diritto delle persone di scegliere liberamente il modo che ritengono migliore di portare a termine i loro scambi economici.
Come tutti sanno nel nostro Paese la soglia al di sotto della quale è possibile utilizzare denaro contante per effettuare pagamenti tra privati o privati e società od amministrazioni non bancarie è stata recentemente abbassata fino all’attuale limite di 1000€ .
Nonostante ciò, qualcuno non ancora sazio di prescrivere restrizioni alle libertà individuali continua a richiedere l’implementazione di ulteriori “stratagemmi” per disincentivare e ridurre ancor di più gli spazi d’uso del contante, con l’intento più o meno esplicito e consapevole di giungere in un futuro alla totale, o pressoché totale, soppressione di questa modalità di pagamento, affermando contemporaneamente il dominio artificiale della moneta elettronica.
A supporto della bontà della loro tesi, i promotori ed i sostenitori della cosiddetta lotta al contante adducono il fatto che tutto ciò sia pensato e studiato al fine di ottenere gradi maggiori di benessere generale, equità, progresso, giustizia sociale.
La verità, tuttavia, è assolutamente un’altra: la lotta contro l’utilizzo del denaro contante non annovera alcuno scopo nobile e le argomentazioni a suo sostegno sono pure mistificazioni della realtà oggettiva. L’unico vero obbiettivo di questa crociata consiste nel proteggere e consolidare il potere, le prebende e l’influenza di quella variegata casta di soggetti improduttivi che vivono e prosperano soltanto a scapito del lavoro altrui.
Con il pretesto di perseguire buoni propositi si vuole soltanto fare razzia dei diritti naturali dei più inermi.
La lotta al contante in quanto strumento fondamentale per combattere l’evasione fiscale.
Questa è l’argomentazione principale che viene usata da chi si prodiga per avere una società senza contante. Ad una prima analisi questa giustificazione sembrerebbe inattaccabile; tuttavia, mediante una disamina più attenta e approfondita si scopre che il grosso dell’evasione fiscale non ruota affatto attorno l’utilizzo del denaro contante, ma riguarda invece transazioni decisamente più sofisticate.
I fenomeni evasivi/elusivi numericamente più rilevanti, quali l’occultamento di ricavi e compensi o l’indebita deduzione dei costi, vengono, infatti, messi in atto con l’impiego di strutture e comportamenti fittizi che prescindono dall’uso del contante e dall’obbligo di avvalersi del canale bancario per rendere le operazioni tracciabili.
Diffondere l’idea che la maniera più efficace per contrastare l’evasione fiscale risieda nella lotta al contante significa, dunque, pubblicizzare volutamente un erroneo convincimento. L’evasione si combatte mettendo a punto un quadro normativo stabile e facilmente comprensibile, tagliando il numero degli adempimenti, instaurando un rapporto di fiducia tra il Fisco e il contribuente e riducendo in maniera sistematica e ragionevole la pressione fiscale tramite un preventivo calo della spesa e dell’inefficienza pubblica.
A fronte delle sopraccitate misure, l’eliminazione del contante non serve praticamente a nulla se non a privare milioni di cittadini (il popolo minuto) dell’unico formidabile strumento di “dissenso di massa” che essi possono avere a loro disposizione per non essere sopraffatti da inique regole e politiche fiscali.
La lotta al contante non incide direttamente sulla libertà e le abitudini delle persone.
Affermazione semplicemente senza senso. Restringendo le possibilità per gli agenti economici di scegliere come metodo di pagamento ciò che essi considerano più adeguato, si va ad incidere per forza di cose direttamente sulla libertà e le abitudini delle persone.
Contante strumento scomodo ed obsoleto.
L’esperienza sostiene l’esatto contrario. Nella quotidianità solamente l’impiego del contante permette ad alcune transazioni di essere portate a termine in maniera celere e quindi proficua. Di conseguenza, eliminando o riducendo ancor più drasticamente questa modalità di pagamento, si introdurranno necessariamente in più parti del sistema economico rimarchevoli inefficienze che, in ultima analisi, avranno il demerito di rendere maggiormente complicata la vita delle persone.
La lotta al contante è decisiva anche nella lotta ai furti e alle rapine.
«Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza».
Basterebbe citare questo famoso aforisma di Benjamin Franklin, uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America, per dimostrare l’illegittima sussistenza di questo assunto. Ma, poiché è necessario essere veritieri fino in fondo, si deve anche constatare come l’eliminazione del contante non rappresenti sicuramente la panacea contro furti e rapine. Clonazione di bancomat e di carte di credito, manipolazione di conti bancari, furto d’identità o anche le incresciose aggressioni alle abitazioni dei cittadini sono tutti esempi di fenomeni criminali sui quali la lotta al contante non può avere di certo un’incidenza decisiva.
La lotta al contante è una vera e propria battaglia di civiltà.
Alcuni si spingono a definire addirittura la lotta al contante come una vera e propria battaglia di civiltà, dando sostanzialmente origine ad una nuova forma di polilogismo (Il polilogismo è la dottrina che nega l’uniformità della struttura logica della mente umana): da una parte c’è chi ripudiando l’utilizzo del denaro contante ha sposato la cultura della legalità, dall’altra parte c’è chi non ripudiando tale utilizzo ha deciso di porsi, almeno teoricamente, al di fuori di questa cultura.
Questa presa di posizione è soltanto un grezzo espediente per evitare qualsiasi confronto approfondito, critica o discussione sul merito. Trattasi di falso razionalismo utile a nascondere l’irragionevolezza e l’illogicità di una tesi. Non avendo a proprio sostegno argomentazioni davvero valide, l’esercito della lotta al contante sposta la sua lotta sul terreno della pura ideologia allontanandosi così in maniera intenzionale dalla realtà delle cose.
Dinanzi ad un atteggiamento del genere si può comprendere appieno la posizione di chi ostinatamente porta avanti la crociata contro il contante: trovandosi nell’impossibilità di avere l’avallo della verità scientifica, tenta scorrettamente di plagiare la mente dei propri interlocutori
«Chi cerca di realizzare il paradiso in terra, sta in effetti preparando per gli altri un molto rispettabile inferno»
(Paul Claudel)
“Eliminare il contante rappresenterebbe un atto di spoliazione dei nostri diritti alla libertà”.
La progressiva eliminazione del contante e la simultanea imposizione dall’alto della moneta elettronica alimenta il potere arbitrario e discrezionale delle élites politiche e finanziarie. Il costante consolidamento di questo potere è da ritenersi estremamente pericoloso poiché sottende, in conclusione, l’indotta accettazione di una società dalle caratteristiche distopiche dove l’uomo non è concepito come fine, bensì come mero mezzo.
Per impedire tutto ciò bisogna iniziare a far sentire il nostro grido di disapprovazione.
Firma per il Contante Libero.
Vai ai 10 Punti per Il Contante Libero il Manifesto in versione short."""""""""

giovedì 3 gennaio 2013

NEL 2012 1.180 MORTI SUL LAVORO: INTERVENTO DI MARCO BAZZONI

                                                            (nella foto: Marco Bazzoni)

Fonte: Blog di Beppe Grillo, www.beppegrillo.it

"Il 2012 si è concluso e anche quest'anno ci sono stati tantissimi morti sul lavoro e non mi stancherò mai di dirlo, ancora chiamati impropriamente ed in modo ipocrita "morti bianche". 1180 lavoratori non hanno fatto più ritorno a casa nel 2012, perchè uccisi dall'insicurezza sul lavoro. Un tema, quello delle stragi sul lavoro, troppo spesso dimenticato, ignorato e di cui non si è detto una sola parola in campagna elettorale. Non c'è stato un governo che ha fatto qualcosa di concreto per fermare queste stragi. L'unica cosa che sono stati in grado di fare è quella di stravolgere il Testo Unico per la sicurezza sul lavoro (Dlgs 81/08), voluto dal Governo Prodi, che è stato modificato in senso fortemente negativo dal Governo Berlusconi, con il Decreto Legislativo 106/09, che ha dimezzato le sanzioni ai datori di lavoro, ai dirigenti, ai preposti, in alcuni casi ha sostituito l'arresto con l'ammenda, ha introdotto la salvamanger, che deresponsabilizza i datori di lavoro in caso di delega e subdelega, ha prorogato di 90 giorni l'obbligo della redazione della valutazione dei rischi (DVR) per le nuove imprese, ecc. E questa è solo una parte del problema, perchè andrebbe ricordato che in questi anni non è stato fatto nulla per aumentare i controlli per la sicurezza sul lavoro nelle aziende. Come fanno 1850 tecnici della prevenzione delle Asl a controllare 4-5 milioni di aziende sparse in tutta Italia? C'è un problema evidente di scarsità di controlli per la sicurezza sul lavoro, ma non c'è stato un Governo che abbia fatto qualcosa per aumentarli. E' dal 2006 che vado dicendo che la sicurezza sul lavoro andrebbe insegnata fin dalle scuole elementari, come si fa in Francia: è così difficile fare un decreto legge, per farla insegnare nelle scuole? Quando si è voluto, sono stati fatti decreti legge per qualsiasi cosa, poi quando si chiedono per cose importanti nessuno ti sta ad ascoltare. Non dimentichiamolo mai: gli studenti di oggi, saranno i lavoratori e gli imprenditori di domani.
Inoltre, manca la certezza della pena per i responsabili delle morti sul lavoro. Normalmente i processi per le morti sul lavoro si risolvono o con pene talmente basse, che i datori di lavoro non lo vedono neanche con il binocolo il carcere o peggio ancora con la beffa della prescrizione. Quando tutto ciò accade, per i familiari è come se il loro caro fosse morto una seconda volta. Un paese civile come si definisce lo Stato Italiano non si può permettere tutti questi omicidi sul lavoro (un termine forte lo so, ma sicuramente più realistico della presa in giro "morti bianche"). E' così difficile da capire? Ed intanto, mentre i lavoratori continuano a morire sui luoghi di lavoro, nessuno fa nulla per fermare questo triste bollettino di guerra.

Marco Bazzoni, Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Firenze"

FOTOVOLTAICO: ECCO COME OTTENERE GLI INCENTIVI

Fotovoltaico: ecco come ottenere gli incentivi
L'attenzione all'ambiente richiesta anche dai trattati internazionali ha portato i governi che si sono succeduti negli ultimi anni a incentivare l'installazione di impianti fotovoltaici, questi vengono di anno in anno rinnovati e purtroppo ...
Fonte: Studiocataldi.it
Url: http://www.studiocataldi.it/news_giuridiche_asp/news_giuridica_12934.asp