Confederazione Sindacale A.G.L. Alleanza Generale del Lavoro

Confederazione Sindacale A.G.L. Alleanza Generale del Lavoro
(confederazione sindacale dei lavoratori) codice fiscale: 97624870156; atto costitutivo (e statuto) registrato presso l'Agenzia delle Entrate, DP I MILANO-UT di Milano 1, in data 04/06/2012, serie 3, n.7107- sede naz.le:Via Antonio Fogazzaro 1, sc.sin. 3° piano, 20135 Milano, tel.3349091761, fax +39/1782736932, Whatsapp 3455242051, e-mail agl.alleanzageneraledellavoro@gmail.com ; e-mail certificata: alleanzageneraledellavoro@pec.it

venerdì 26 aprile 2013

CONVOCATA LA RIUNIONE DEL COMITATO DIRETTIVO NAZIONALE DELL'AGL

E' convocata per sabato 4 maggio 2013, dalle ore 17,30, presso la sede di Milano,  la riunione del Comitato Direttivo Nazionale dell'AGL .
Ordine del giorno:
1)Situazione e iniziative politico-sindacali
2) varie ed eventuali
Si raccomandano a tutti i membri presenza e puntualità.
Cordiali saluti
IL SEGRETARIO GENERALE AGL
Roberto Fasciani

mercoledì 24 aprile 2013

POSTE ITALIANE: EMERGENZA RECAPITO


(di Yasmina )

In base alle norme vigenti cui deve attenersi Poste Italiane SpA – ma ciò accade in tutto il mondo – il postino , per consegnare una raccomandata, deve suonare al citofono. Se il destinatario non risponde, deve lasciare un avviso. Ma prima di lasciarlo, deve assicurarsi che la persona non ci sia effettivamente. E se accade che nello stesso condominio non siano presenti in quel momento diverse persone? Oppure che qualcuno non sia in grado di rispondere perchè malato o handicappato? Ebbene, il postino dovrebbe caso per caso salire e consegnare la raccomandata alla porta. Ma la maggior parte di essi non lo fa. Si riempiono gli atri dei palazzi di avvisi che ben presto si trasformano in carta straccia e finiscono nella spazzatura. E questo è un grave disservizio che procura danni economici e morali.
La colpa ovviamente non è dei postini ma di chi li dirige e dell'Azienda.La quale ha sempre più problemi. E non solo nella fase della consegna.
Dagli organi di stampa emergono i continui disagi causati da ricorrenti problemi gestionali dell’azienda Poste italiane S.P.A.
In Italia non tutti gli sportelli operano a servizio del pubblico, anzi alcuni di essi restano chiusi, creando non pochi disagi agli utenti, costretti ad estenuanti file per il pagamento di una semplice bolletta. La mancanza di sportelli a causa della carenza di personale, risulta essere solo una delle anomalie , che - sommata a tante altre - sta agitando i cittadini costretti ad adeguarsi agli sportelli naturalmente con spirito di rassegnazione e sopportazione.
Rimpiangiamo tutti gli anni in cui le Poste erano un Ente Pubblico e si occupava del suo compito: la consegna della posta e non , come accade ora in prevalenza, di servizi finanziari. Il problema della riorganizzazione degli uffici postali sta mettendo in crisi le famiglie di lavoratori e pensionati a causa delle attese interminabili per poter effettuare il pagamento di un conto corrente, per poter ritirare la pensione e per qualsiasi altra operazione postale, poiché tutti i servizi vengono erogati da pochissimi sportelli.
La difficoltà, nell’usufruire dei servizi postali ,diventa insostenibile ed è palese il fatto che il personale addetto agli sportelli, pur prodigandosi, è assolutamente carente rispetto ai compiti che è chiamato a svolgere.Siamo di fronte a un depauperamento dei servizi minimi essenziali , grave, perché incide su utenti per lo più anziani , malati, handicappati.
E' uno stillicidio di segnalazioni. L'ultima, quella di oggi: Foggia sepolta dalle raccomandate (clicca sul seguente link:http://foggia.ilquotidianoitaliano.it/dalla-provincia/2013/04/news/foggia-sepolta-da-raccomandate-poste-italiane-apra-nuovi-uffici-23067.html/ ).
Speriamo che il nuovo Governo che si sta formando assegni la giusta attenzione a questi fattori di disagio, che riguardano tutto il Paese, e che abbia il coraggio di bloccare immediatamente processi di ristrutturazione e riorganizzazione scellerati evidentemente orientati da interessi privatistici molto distanti da quello pubblico di garantire il buon funzionamento al servizio essenziale del recapito della posta.

                                                                                                          YASMINA

martedì 16 aprile 2013

MILANO: TUTTE LE SCUSE BUONE (ORA QUELLA DEI ROM ) PER NON RISOLVERE IL DRAMMA (DI TUTTI) DELLE CASE POPOLARI

Ci dispiace, ma dobbiamo parlare fuori dal coro. Non schierandoci con nessuno se non con la verità. Milano ha in comune, con le grandi metropoli  l'annosa e irrisolta questione delle case popolari.Un diritto, quello dei meno abbienti, di avere un alloggio sociale, sembra diventato una chimera. Decine di migliaia le famiglie che l'hanno richiesta finora, una fila enorme. Pochissime quelle assegnate ogni anno. Tantissimi quelli che o non l'avranno mai o tra molto tempo.Poi i fenomeni di contorno: un canone che molti definiscono basso (ma se ciò sia vero occorrerebbe confrontarlo col reddito dell'inquilino), condizioni degli alloggi spesso pietose, senza manutenzione perchè non ci sono i soldi. Tanta morosità negli affitti, tante occupazioni abusive, alloggi in deroga concessi con modalità da sempre molto chiacchierate.I malumori di chi paga tutte le imposte perchè magari ha un reddito fisso, nei confronti di chi, lavorando in nero o avendo un lavoro autonomo, scavalca il primo pur pagando meno tasse del dovuto. I risentimenti degli italiani verso gli stranieri che spesso li sopravanzano in graduatoria e hanno la casa prima. Ma la vera mina vagante è la questione Rom. Se l'amministrazione è di centro destra, l'imperativo è: cacciarli. Ma l'Unione Europea ci ha condannati (giustamente) per violazione dei diritti umani . Se di centro sinistra : una politica di accoglienza che però ha dei prezzi amari: soldi per garantire strutture ai rom che stranamente arrivano prima di quelli destinati alle altre esigenze abitative dei residenti, paura per i campi sia per i quartieri adibiti a civili abitazioni che per le attività commerciali.
La cattiva politica (che abita dappertutto nei vari schieramenti) se ne approfitta per accampare scuse e per non risolvere i problemi. Si bada solo a soddisfare le pulsioni dei rispettivi elettorati, sperando di essere premiati alle prossime scadenze elettorali.
E' anche il fallimento della democrazia decentrata, per certi versi, in quanto è la dimostrazione che dal basso, nelle zone e nei comuni, i meccanismi di partecipazione non sono veramente efficienti e disgregano il tessuto democratico. Una guerra tra poveri, come tante, che nasce e si sviluppa nella capitale economica del Paese. Una vergogna, senza giustificazioni, perchè non vi sono ostacoli al libero esplicarsi delle prerogative di governo delle maggioranze che reggono le amministrazioni locali. Il sistema elettorale comunale è infatti unanimemente considerato come quello riuscito meglio, rispetto ad altri livelli istituzionali. Quindi non è un problema di governabilità ma di incapacità e di faziosità strumentale della classe politica e amministrativa locale. Le maggioranze si alternano ma tutte le scuse sono buone per non sistemare dal punto di vista abitativo tutti i cittadini bisognosi. Quello dei Rom è solo un pretesto per la polemica politica. Basterebbe copiare quanto fatto in altri paesi europei dove le problematiche del rapporto di questa comunità con il restante territorio sono state affrontate e risolte da anni.

IL TAPPO DELLA BUROCRAZIA SUL RIMBORSO DI 40 MILIARDI ALLE IMPRESE

Contrariamente a quel che appare, occorre sapere che la spinta al rimborso dei crediti delle imprese nei confronti delle PA non viene asolutamente dal governo italiano e dalla sua burocrazia nè dalle forze politiche che hanno governato finora.Come per tante altre innovazioni avute in questi anni in Italia , l'impulso decisivo viene dalla Commissione Europea ed è il prodotto di un lavoro di tre anni.Si tratta in realtà di una sconfitta della burocrazia italiana, in quanto il decreto è stato un atto obbligato per uniformarsi alle direttive europee.Nei prossimi mesi la Banca d'Italia, il Ministero dell'Economia, la Regioneria Generale dello Stato, i Ministeri, tutte le Pubbliche Amministrazioni faranno di tutto pur di rallentare e ritardare questo impegno. Già la tempistica per fornire al governo da parte di ogni PA l'elenco dei debiti (qualcosa che non si è fatto per anni e che si vorrebbe realizzare in due settimane) appare fuori dalla realtà e gli esperti concordano che tutto l'apparato del decreto non sia altro che il progetto di un gigantesco rubinetto non in grado di erogare alcunchè, se non, almeno, di fatto, tra una decina di mesi.Ossia quando tante imprese saranno cessate e tanti imprenditori ancora suicidatisi.Una enorme, gigantesca presa in giro che non sta denunciando nessuno , all'interno delle Pubbliche Amministrazioni, men che meno i sindacati i quali nella peggiore delle ipotesi sono collusi con l'alta dirigenza, nella migliore sono timorosi di evidenziare inefficienze per eventuali reazioni dell'opinione pubblica che portino a chiedere ulteriori tagli occupazionali nel pubblico impiego.E costoro non si rendono conto di aver perso una irripetibile occasione per schierare i funzionari pubblici con la parte produttiva del paese togliendoli dalle grinfie dei parassiti raccomandati col colletto bianco. E' indubbio infatti che la popolarità dei dipendenti pubblici (quella che manca loro da trent'anni e che pian piano li ha condotti al decadimento professionale e retributivo) cambierebbe di colpo se dimostrassero di sapersi meglio scegliere le amicizie e i sindacati e di avere a cuore innanzitutto la salute del loro assistito (il cittadino) anche se l'ospedale in cui lavorano (la loro amministrazione) ha vistose carenze strutturali.

BANCHE, ITALIA-GERMANIA: E SE STESSIMO MEGLIO NOI?

Se ne parla poco ma a livello di Bce è in corso un passaggio delicato su una questione decisiva: l'uniformità in tutta Europa della vigilanza bancaria. Da una parte tira Draghi, dall'altra le banche tedesche oppongono una inattesa resistenza. Si capisce che è difficile parlare di queste cose in un momento in cui, a livello mediatico, la reputazione delle maggiori banche italiane è ai minimi storici. Però alcuni dati erano già noti e non contestati. Ad esempio che le banche italiane soffrissero da tempo uno svantaggio competitivo rispetto alle loro concorrenti straniere che si traduce in un sensibile gap sui costi del credito concesso, soprattutto, in Italia, alle piccole e medie imprese. E nella minore libertà di azzardare operazioni all'estero più agevoli per controlli meno ossessivi. In più a pochi è noto che il famoso segreto bancario in Italia non esiste più mentre resiste in alcuni paesi addirittura della Ue che poi guarda caso fungono da polo di attrazione per le imprese italiane costrette ad emigrare. In Italia le grandi banche sono nel mirino, tra le altre cose, in quanto gestite dalle fondazioni bancarie governate dalla politica. Nell'insospettabile Germania sembra che perfino a livello regionale esistanto banche locali pesantemente colluse con la politica per comportamenti e finanziamenti non del tutto trasparenti. Unificare l'Ue dal punto di vista bancario significherebbe rivoltare, in maniera imbarazzante, questo macigno, scoprendo, magari, che in Europa ogni mondo è paese (ivi compresa la severissima Germania). Certo, crollerebbe un mito per molti.In Italia però questa battaglia sul processo di unificazione europea delle banche, che provocherebbe clamorose conseguenze sulle regole e sul sistema di vigilanza, sembra interessare pochissimo quei sindacati bancari che antepongono gli interessi dei loro amici di partito (politici locali e banchieri fedeli) al risanamento e al rilancio competitivo delle nostre aziende bancarie. Con i risultati (sia in termini penali che occupazionali) che stiamo ammirando in questi giorni.

GIUGNO 2013: BASTA CASSA IN DEROGA, FALLISCANO AZIENDE DECOTTE, SI AL REDDITO DI CITTADINANZA PER TUTTI

Siamo radicalmente contrari alla iniziativa di oggi a Roma di CGIL-CISL-UIL. E' dal 2007 che lo Stato italiano per la Cassa in deroga ha speso senza costrutto circa 70 miliardi. Al contrario degli altri strumenti, come la CIGS, infatti, la CIG in deroga non è finanziata dalle aziende.Ora , secondo i calcoli delle istituzioni preposte, è previsto per il giugno prossimo l'esaurimento dei fondi per erogarla. Oggi pomeriggio il Ministro Fornero (a seguito dell'annuncio relativo al bisogno urgente di un altro miliardo per tappare la falla) incontrerà le parti sociali (solo quelle vallette del Governo) per cercare sostegno a iniziative di rifinanziamento. Il Ministro Fornero non dia retta ai piagnistei pelosi di CGIL-CISL-UIL, corresponsabili dello sfascio economico del Paese. E i lavoratori non si facciano ingannare da questi furbastri, ai quali è involontariamente sfuggito un paragone sintomatico: quello con i soldi che la Pubblica Amministrazione starebbe per rimborsare alle imprese che vantano crediti con essa.Una bufala quella, così come è un bidone, negli animi dei vertici sindacali , la CIG in deroga.L'unico vero interesse dei lavoratori e dei loro figli è far fallire presto le aziende ormai alla frutta, per lasciare il posto ad altre, italiane o straniere, più dinamiche e competitive. E combattere per utilizzare ogni futura risorsa per il  reddito di cittadinanza (basterebbero, in questa fase di emergenza, 1000 euro al mese), abbassando le tasse sui cittadini e le imprese. E poi abolendo il prima possibile l'Irap, non aumentando l'Iva, ritardando la Tares.Risparmiando pesantemente e in maniera sanguinosa sui costi della politica e della Pubblica Amministrazione, amputandola di quei rami che non solo non funzionano ma non servono più a nulla, tagliando gli stipendi e le pensioni di chi guadagna troppo senza aver dato nessun aiuto al Paese ed essendosi arricchito con lo Stato. Come dicono (giustamente, solo su questo) i sindacati, i soldi si possono trovare: la Cassa Depositi e Prestiti, per esempio. Aggiungiamo noi: e con i risparmi di cui sopra.Certo, occorre la volontà politica, soprattutto da parte di chi si dice progressista. Sia per approvare nuove leggi ma, soprattutto, per far affondare un sistema economico produttivo fallito che sta portando il Paese nel baratro.

MA TU VULIVE 'A PIZZA

La notizia è sorprendente: secondo i calcoli della Federazione Pubblici Esercizi della Confcommercio, in Italia mancano 6.000 pizzaioli. Se li avessimo, sarebbero, in breve, 6.000 posti di lavoro in più , già belli e pronti. Ma non c'è niente da fare, in Italia queste cose semplici stanno al palo. Non vogliamo guardare in faccia alla realtà. Se ne parla poco sugli organi di stampa (se non nelle pagine del gossip e delle curiosità), non se ne occupano gli amministratori pubblici e le strutture preposte alla gestione del mercato del lavoro e della formazione. Ma, quel che è peggio, in un momento in cui ci sono lavoratori che si suicidano o iniziano a tremare per il prossimo esaurimento dei fondi per la cassa in deroga, nessun sindacato prende in mano questa battaglia di modernità, simile a molte altre. Si organizzano solo scioperi inutili (contro chi?), cortei e comizi fini a se stessi che alimentano rassegnazione, frustrazione e incertezza. A cosa serve aver fatto la scelta di non mettere in discussione l'economia di mercato, in nome di libertà e democrazia, quando se ne nega uno dei caposaldi, la possibilità e l'utilità di cambiare lavoro e settore quando l'economia lo richiede?Ce lo spieghino i nostri concorrenti sindacali: perchè non iniziamo a dare una mano a questi primi 6.000 italiani a trovarsi una nuova attività?Per non perdere tessere sindacali e trattenute mensili?

giovedì 11 aprile 2013

AL VIA A MILANO IL PROCESSO PER L'AVVELENAMENTO DI UN FARMACISTA DA PARTE DI UN IMPRENDITORE DELL'AUTOTRASPORTO: IPOTESI INQUIETANTI AL VAGLIO DEI GIUDICI



Molti ricorderanno il fatto di cronaca che ebbe qualche tempo fa risonanza nazionale. L'anomalo omicidio, tramite avvelenamento, da parte di un imprenditore in difficoltà dell'”amico” farmacista.
La vicenda torna alla ribalta (lo testimonia l'articolo apparso ieri sulla cronaca milanese di Repubblica e che qui riportiamo) perchè è arrivato il momento dell'inizio del processo. Saranno i giudici a dirimere la questione e non sarà un compito facile. Certo, la linea difensiva dell'imprenditore scelta da parte dell'Avvocato Andrea Benzi, del Foro di Milano, se le gravi ipotesi che innanzitutto la Squadra Mobile ha avanzato (delitto consumatosi all'interno di un giro di usura in cui sono coinvolti anche pregiudicati appartenenti a clan mafiosi) saranno confermate dai giudici , non potrà non dipingere anche un preoccupante affresco delle condizioni nelle quali la piccola impresa oggi si trova a operare nel nostro Paese, in particolare al nord. L'imprenditore, Gianfranco Bona, era a capo di una impresa dell'autotrasporto che contava una ventina di dipendenti. Il nostro Sindacato, l'AGL, si è adoperato in prima persona, nei mesi scorsi, tramite accordi individuali stipulati in sede sindacale, affinchè per i lavoratori fosse garantita una uscita indolore dall'azienda ormai cessata e a rischio di fallimento. Una vicenda amarissima che dimostra come due questioni, pur da tempo all'ordine del giorno della polemica politica (le Pubbliche Amministrazioni che non saldano i propri debiti con le imprese fornitrici e il ruolo sconcertante da parte del sistema bancario nel creare più difficoltà possibili al sistema delle imprese e ai suoi lavoratori) irrisolte per mancanza di volontà da parte di chi ha governato finora il Paese, stanno mietendo vittime (pensiamo ai suicidi) tra imprenditori, professionisti e soprattutto i lavoratori e le loro famiglie che finiscono sul lastrico. In Italia si suol dire che il potere pubblico si muove tardi sulle situazioni più a rischio e solo quando ci scappa il morto. Ecco, qui non solo i morti ci sono da mesi ma abbiamo l'impressione che un po' tutti ci stiamo facendo l'abitudine. Non solo quindi un paese in decadenza per la crisi globale ma, purtroppo , un'Italia che sta sempre più sprofondando nell'indifferenza, nella violenza e nella barbarie. Inutile dire che se è la mafia l'unico prodotto italiano per il quale va a gonfie vele sia l'esportazione (valga a dimostrarlo l'ultimo libro di Saviano in cui si osserva che il modello italiano è sempre più il punto di riferimento per le più spietate cosche nel mondo) sia il mercato interno (assieme all'usura può entrare nelle vite di tutti, come questo fatto di cronaca conferma) allora sono in pericolo la convivenza civile e la democrazia. E significa pure che la spinta propulsiva delle vecchie associazioni anti mafia e anti usura forse si è esaurita e finalmente è arrivata l'ora che ogni partito, ogni sindacato (come noi dell'AGL), ogni organizzazione datoriale, ogni ordine professionale debba prendere in mano queste bandiere, senza più delegarle ad avanguardie solitarie.

martedì 2 aprile 2013

NUOVA RESPONSABILE AGL RUSSIA-UCRAINA-MOLDAVIA

Olesea Bet è stata nominata Responsabile Nazionale AGL Russia-Ucraina-Moldavia.
Ad Olesea i migliori auguri di buon lavoro.
Questi i suoi recapiti: cell. 3427242505, e-mail aallesika@mail.ru
Questi i siti di riferimento:
AGL RUSSIA http://agl-russia.blogspot.it
AGL UCRAINA-MOLDAVIA  http://agl-europa.blogspot.it